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bona da niente; voi sentir (assaggia la minestra, pren-
dendone con un cucchiaio che ha in tasca). Mi gh ho
sempre le mie arme in scarsella. Eh! no gh è mal; la
poderave esser pezo (entra in camera).
Letteratura italiana Einaudi 58
Carlo Goldoni - Il servitore di due padroni
SCENA QUINDICESIMA
Un Cameriere con un piatto, poi Truffaldino, poi
Florindo, poi Beatrice ed altri Camerieri.
CAMERIERE Quanto sta costui a venir a prender le vivan-
de?
TRUFFALDINO. (dalla camera) Son qua, camerada; cossa
me deu?
CAMERIERE. Ecco il bollito. Vado a prender un altro
piatto (parte).
TRUFFALDINO. Che el sia castrà, o che el sia vedèllo? El
me par castrà. Sentimolo un pochetin (ne assaggia un
poco). No l è né castrà, né vedèllo: l è pegora bella e
bona (s incammina verso la camera di Beatrice).
FLORINDO. Dove si va? (l incontra).
TRUFFALDINO. (Oh poveretto mi!).
FLORINDO. Dove vai con quel piatto?
TRUFFALDINO. Metteva in tavola, signor.
FLORINDO. A chi?
TRUFFALDINO. A vussioria.
FLORINDO. Perché metti in tavola prima ch io venga a
casa?
TRUFFALDINO. V ho visto a vegnir dalla finestra. (Biso-
gna trovarla).
FLORINDO. E dal bollito principi a metter in tavola, e
non dalla zuppa?
TRUFFALDINO. Ghe dirò, signor, a Venezia la zuppa la
se magna in ultima.
FLORINDO. Io costumo diversamente. Voglio la zuppa.
Riporta in cucina quel piatto.
TRUFFALDINO. Signor sì la sarà servida.
FLORINDO. E spicciati, che voglio poi riposare.
TRUFFALDINO. Subito (mostra di ritornare in cucina).
Letteratura italiana Einaudi 59
Carlo Goldoni - Il servitore di due padroni
FLORINDO. (Beatrice non la ritroverò mai?) (entra
nell altra camera in prospetto).
(Truffaldino, entrato Florindo in camera, corre col piatto
e lo porta a Beatrice.)
CAMERIERE. (torna con una vivanda) E sempre bisogna
aspettarlo. Truffaldino (chiama).
TRUFFALDINO. (esce di camera di Beatrice) Son qua.
Presto, andè a parecchiar in quell altra camera, che l è
arrivado quell altro forestier, e portè la minestra subi-
to.
CAMERIERE. Subito (parte).
TRUFFALDINO. Sta piatanza coss èla mo? Bisogna che
el sia el fracastor (assaggia). Bona, bona, da galanto-
mo (la porta in camera di Beatrice. Camerieri passano
e portano l occorrente per preparare la tavola in ca-
mera di Florindo). Bravi. Pulito. I è lesti come gatti
(verso i Camerieri). Oh se me riuscisse de servir a ta-
vola do padroni; mo la saria la gran bella cossa. (Ca-
merieri escono dalla camera di Florindo e vanno verso
la cucina). Presto, fioi, la menestra.
CAMERIERE. Pensate alla vostra tavola, e noi pensere-
mo a questa (parte).
TRUFFALDINO. Voria pensar a tutte do, se podesse.
(Cameriere torna colla minestra per Florindo). Dè qua
a mi, che ghe la porterò mi; andè a parecchiar la roba
per quell altra camera. (Leva la minestra di mano al
Cameriere e la porta in camera di Florindo).
CAMERIERE. Ê curioso costui. Vuol servire di qua e di
la. Io lascio fare: già la mia mancia bisognerà che me
la diano. Truffaldino esce di camera di Florindo.
BEATRICE. Truffaldino (dalla camera lo chiama).
CAMERIERE. Eh! servite il vostro padrone (a Truffaldi-
no).
TRUFFALDINO. Son qua (entra in camera di Beatrice; i
Camerieri portano il bollito per Florindo).
CAMERIERE. Date qui (lo prende). Camerieri partono.
Letteratura italiana Einaudi 60
Carlo Goldoni - Il servitore di due padroni
Truffaldino esce di camera di Beatrice con i tondi spor-
chi.
FLORINDO. Truffaldino (dalla camera lo chiama forte).
TRUFFALDINO. De qua (vuol prendere il piatto del bolli-
to dal Cameriere).
CAMERIERE. Questo lo porto io.
TRUFFALDINO. No sentì che el me chiama mi? (gli leva
il bollito di mano e lo porta a Florindo).
CAMERIERE. È bellissima. Vuol far tutto. (I Camerieri
portano un piatto di polpette, lo danno al Cameriere e
partono).
CAMERIERE. Lo porterei io in camera, ma non voglio
aver che dire con costui. (Truffaldino esce di camera di
Florindo con i tondi sporchi). Tenete, signor faccen-
diere; portate queste polpette al vostro padrone.
TRUFFALDINO. Polpette? (prendendo il piatto in mano).
CAMERIERE. Sì, le polpette ch egli ha ordinato (parte).
TRUFFALDINO. Oh bella! A chi le òi da portar? Chi dia-
vol de sti padroni le averà ordinade? Se ghel vago a
domandar in cusina, no voria metterli in malizia; se
fallo e che no le porta a chi le ha ordenade, quell altro
le domanderà e se scoverzirà l imbroio. Farò cussi...
Eh, gran mi! Farò cusì; le spartirò in do tondi, le por-
terò metà per un, e cusì chi le averà ordinade, le ve-
derà (prende un altro tondo di quelli che sono in sala, e
divide le polpette per metà). Quattro e quattro. Ma
ghe n è una de più. A chi ghe l òia da dar? No voi che
nissun se n abbia per mal; me la magnerò mi (mangia
la polpetta). Adesso va ben. Portemo le polpette a
questo (mette in terra l altro tondo, e ne porta uno da
Beatrice).
CAMERIERE. (con un bodino all inglese) Truffaldino
(chiama)
TRUFFALDINO. Son qua (esce dalla camera di Beatrice).
CAMERIERE. Portate questo bodino...
Letteratura italiana Einaudi 61
Carlo Goldoni - Il servitore di due padroni
TRUFFALDINO. Aspettè che vegno (prende l altro tondi-
no di polpette, e lo porta a Florindo).
CAMERIERE. Sbagliate; le polpette vanno di la.
TRUFFALDINO. Sior si, lo so, le ho portade de là; e el me
padron manda ste quattro a regalar a sto forestier (en-
tra).
CAMERIERE. Si conoscono dunque, sono amici. Poteva-
no desinar insieme.
TRUFFALDINO. (torna in camera di Florindo) E cusì,
coss elo sto negozio? (al Cameriere).
CAMERIERE. Questo è un bodino all inglese.
TRUFFALDINO. A chi valo?
CAMERIERE. Al vostro padrone (parte).
TRUFFALDINO. Che diavolo è sto bodin? L odor l è
prezioso, el par polenta. Oh, se el fuss polenta, la sa-
ria pur una bona cossa! Voi sentir (tira fuori di tasca
una forchetta). No l è polenta, ma el ghe someia (man-
gia). L è meio della polenta (mangia). [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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